Percorso ad anello di circa 7,5km., panoramico tra le vigne del Dogliani. Durante il percorso si può ammirare l’originale costruzione ottagonale della cappella di San Ferreolo, raggiungibile attraverso una breve salita su strada inghiaiata. La Chiesa si trova a ridosso dell’Azienda Vitivinicola San Fereolo di proprietà di Nicoletta Bocca figlia di Giorgio, comandante partigiano e giornalista che ebbe a scrivere a proposito di queste colline:
<< Le colline di Langa e gli uomini di Langa mi confermano nell’idea che qui la natura si manifesta nella sua arcana indifferenza per le nostre misere storie e da agli uomini che ci vivono e che ci abitano quanto occorre di follia per sopportarla. Abituato come montanaro a stare con le spalle coperte a guardare un arco limitato e fisso del mondo – sempre le stesse montagne, gli stessi villaggi, le stesse nevi – ogni volta che scendo in Langa mi prende un senso di capogiro. E in Langa, più che sul mare, che vedi la sfericità del mondo, che vedi le centinaia di campanili, la distesa infinita e ondulata delle vigne, i cieli bassi di nubi o di azzurro distendersi nella curva di questa sfera che corre non si sa perché nel vuoto sidereo trascinandoci con lei. Che cosa ha la Langa per essere così differente dal prospiciente Monferrato o dall’Oltrepò Pavese, o dalle colline di Urbino? Ha qualcosa dentro, come delle radiazioni, come degli umori unici per cui tutto qui è più forte, più unico, il tartufo come le tome, la cacciagione come il vino, le arie come i colori. Per fissare in fotografia questi arcani poteri ci vuole lungo amore, lungo lavoro.>>
Su percorso si può ammirare la cappella campestre di San Bartolomeo collocata in una splendida posizione panoramica.
Cappella di San Fereolo
La cappella, situata in una splendida posizione panoramica sulla sommità di una collina che domina Dogliani, con la sua forma ottagonale, la copertura della cupola in lose di Langa sovrastata da un elegante capolino, è uno dei maggiori gioielli architettonici del doglianese.
La sua storia, come peraltro quella della maggior parte degli edifici religiosi, presenta radici molto profonde: pur non avendo notizie certe sulla sua costruzione, già nel 1603 il Beato Vescovo Ancina, durante la sua visita Pastorale a Dogliani, parlava di Valle Sancti Fereoli, anche se non è chiaro se si riferisse all’attuale cappella o ad una precedente, di cui si sono perse le tracce.
Di certo esisteva già la devozione al Santo, martire di Lione e protettore di Besançon.
Come mai a Dogliani si è intitolata una cappella ad un martire francese ? La spiegazione sta nel fatto che, a quei tempi, uno dei punti di riferimento della comunità cristiana doglianese era la cappella di Santa Maria della Pieve, che allora dipendeva dai canonici regolari di Oulx, la cui influenza si estendeva anche oltralpe.
Nei secoli successivi, l’edificio subì un declino, tanto che, nel 1808, il parroco Garrone scriveva: “[…] la cappella è propria del Sig. Carlo Matteo Cillario ed è quasi derelitta”. Nell’archivio storico parrocchiale è presente l’atto di acquisto da Cillario Carlo Giuseppe (erede di Cillario Carlo Matteo) da parte della Parrocchia, avvenuto nel 1871, con una dettagliatissima descrizione dell’edificio e degli interni, che corrisponde quasi integralmente alla situazione attuale.
All’inizio del novecento venne costruita, a levante, una piccola sacrestia adiacente l’edificio; tale aggiunta, poco funzionale ed antiestetica, è stata successivamente eliminata.
Negli anni 1975 – 1976 il pittore doglianese Albesiano ripristinò le linee decorative degli interni, che erano quasi scomparse.
Nel 1982 un fulmine danneggiò gravemente il capolino e parte della copertura.
Nel novembre 1994, le piogge torrenziali della tragica alluvione che seminò morte e distruzioni anche nelle nostre Langhe, danneggiarono ulteriormente l’edificio. Per questa ragione, nel 1997 il parroco Don Luigino Galleano presentò un ambizioso progetto di restauro e risanamento conservativo (a firma degli arch. Giribaldi e Camilla) con domanda di finanziamento per 120 milioni di Lire alla Regione Piemonte ai sensi del D. L. 691/94 art. 6 (interventi sui beni culturali danneggiati dall’ alluvione del 1994). La pratica andò a buon fine e così nel 1998 fu possibile finalmente un risanamento completo della struttura dell’edificio (compreso il bel portale d’ingresso).
L’ opera d’arte più significativa dell’interno è la grande pala d’altare raffigurante l’Immacolata Concezione con, ai suoi piedi, san Ferreolo (a sinistra di chi guarda), sant’Antonio Abate e San Chiaffredo (a destra).
Di grande effetto cromatico e scenografico è anche la cupola interna, grazie soprattutto alle decorazioni e ai colori.
Cappella di San Bartolomeo.
Posta nella frazione di Valdibà superiore, la cappella è stata terminata nel 1613, come si legge dalle relazioni dei parroci Romana (XVIII sec) e Fenoglio (metà ottocento).
Precedentemente, tuttavia, secondo il citato Don Romana, esisteva già una cappella di San Giovanni Battista, sulla Colletta, ma non ci sono più tracce.
Di notevoli dimensioni rispetto alle altre cappelle (e munita di una sacrestia e di una camera soprastante per il cappellano), fino ha tempi recenti la cappella aveva la celebrazione della Messa Festiva.
Nel 1807 era stata eseguita una decorazione interna, successivamente ripresa e restaurata dal pittore Albesiano nel 1987.
Negli interni ampi e luminosi si trovano numerose testimonianze artistiche, tra cui una grande ancona raffigurante la Madonna con Bambino, S. Bartolomeo apostolo, S. Antonio Abate, S. Giovanni evangelista e San Giovanni Battista, nonché pregevoli “carte-gloria” antiche ed un prezioso calice