Dogliani, patria dell’uva Dolcetto, si propone anche come città del benessere. Non solo la sua collocazione nello splendido scenario delle colline delle Langhe, patrimonio dell’UNESCO, ne fa luogo di pace e rilassatezza, ma una sempre maggiore attenzione ai prodotti del territorio ed alle produzioni biologiche e tradizionali ne fanno luogo di benessere e cura attraverso il cibo.
A Dogliani è possibile rivivere un’antica tradizione in voga fino alla metà del secolo scorso, quella dell’ampeloterapia, conosciuta meglio come cura dell’uva. Si tratta di una pratica nota fin dall’antichità. Greci e romani già conoscevano le virtù terapeutiche dell’uva che in Dogliani trova una sua patria d’eccellenza. Infatti l’uva Dolcetto è particolarmente adatta a questo tipo di cura disintossicante e ricostituente perché ricca di ferro, manganese e potassio.
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Un pò di storia: lo Stabilimento della Cura dell’Uva
A inizio secolo, Dogliani ospitava uno stabilimento di cura dell’uva o ampeloterapia in cui, nel periodo vendemmiale, si recavano molti villeggianti per sfruttare le proprietà terapeutiche dell’uva.
Infatti, data la sua grande ricchezza di principi nutritivi, l’uva offre la possibilità di una terapia particolarissima, da fare in autunno, quando gli acini del frutto sono ben maturi e possibilmente durante una settimana in cui ci si possa riposare e svagare, coniugando in questo modo il divertimento alla cura del proprio corpo.
La cura dell’uva consisteva nel consumare fino ad un chilogrammo d’uva durante il mattino, per poi limitarsi a piccolissimi pasti nel resto della giornata. In certi casi si adottava perfino uno stretto digiuno per una o due settimane, nutrendosi solo di uno o due chilogrammi di Dolcetto al giorno, che garantiva con le sue proprietà un’alimentazione completa, grazie alla funzione idratante ed al potere calorico sufficiente del frutto che raggiunge le seicento-ottocento calorie al chilogrammo. L’acino intero ed il suo succo fresco di spremitura hanno buone proprietà depurative, disintossicanti, tonificanti, riequilibranti e ricostituenti.
Non stupirà poi che il fratello di Luigi Einaudi, Costanzo, il medico, sia stato il primo a divulgare temi come la cura della campagna, il salutismo e l’ecologia. Tra le cure della campagna, annoverava anche la cura dell’uva.
Lo stabilimento, oggi diventato un’abitazione privata, è stato attivo fino al 1911, quando, per ragioni economiche, è stato chiuso.
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Cura dell’uva tra tradizione e innovazione
Durante il mese di settembre è quindi possibile seguire, nella nostra Casa, la pratica wellness della Cura dell’uva in chiave moderna trascorrendo una piacevole vacanza, rievocando la magia della vendemmia. E’ un’occasione unica per il turista d’immergersi nell’art de vivre di queste colline e della loro gente, per apprezzare a pieno questo territorio quando le vigne, tra la terra dissodata, i tralci e i pampini verdi, mostrano i loro tesori: i succosi grappoli che preludono ai grandi vini.
Il soggiorno consente di abbinare alla vacanza un percorso di disintossicazione, con una dieta sana e appetitosa a base delle gustose bacche rosse e, durante la giornata, attività di rilassamento nella natura come lezioni personalizzate di Lezioni personalizzate di yoga, passeggiate, esperienze nelle aziende vitivinicole della zona presso le quali procurarsi anche l’uva per la cura, ecc.
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L'uva Dolcetto
Data la sua grande ricchezza di principi nutritivi, l’uva Dolcetto offre la possibilità di una terapia particolarissima, da fare in autunno, quando le bacche del frutto sono ben mature, e possibilmente durante una settimana in cui ci si possa riposare e svagare, coniugando in questo modo il divertimento alla cura del proprio corpo. I grappoli di Dolcetto sono impiegati nella cura dell’uva, per il sapore delicato e per il basso contenuto di acidi e tannini. Le uve Dolcetto, infatti, hanno proprietà rimineralizzanti, depurative, diuretiche, lassative e decongestionanti per il fegato in quanto facilitano il drenaggio epatico
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Come fare la cura
Consiste nel consumare esclusivamente uva matura per 2 – 30 giorni partendo da un chilo fino ad arrivare a due chili di uva.
Generalmente l’inizio è con un chilo di uva al giorno diviso in tre pasti, cioè 1/3 al mattino, 1/3 al pomeriggio e 1/3 alla sera; poi si passa a due chilogrammi al giorno, quantità che possibilmente non va superata. L’uva, selezionata e matura, va lavata accuratamente e a lungo sotto l’acqua corrente. Vanno eliminati preferibilmente la buccia, in quanto spesso indigesta e in grado di provocare intolleranze, e i semi, poiché possono provocare una eccessiva stimolazione dell’intestino e dare luogo a diarree.
Per l’elevata presenza di zuccheri come glucosio e fruttosio. La cura può rappresentare un problema per chi soffre di glicemia alta, tuttavia l’ampeloterapia, come tutte le diete, va eseguita sotto controllo medico.
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